L’emigrazione portò mio padre e molti altri a lavorare lontano. Proprio in quegli anni di grandi cambiamenti, i Buccino decisero di vendere l’azienda.
Mio padre, Antonio Fittipaldi, cresciuto in una terra così produttiva a cui si era infine affezionato, in accordo con mia madre, Maria Carmela Amalfi, decisero subito di acquistare il podere.
Ci fu regolare contratto con atto d’acquisto redatto da un notaio, registrato a Potenza, nel 1967.
Con questo si pose fine ai saccheggi che erano perdurati per ben 150 anni.
Nell’azienda “la Certosa”, denominata anticamente “la masseria al convento”, il tempo tornò a scorrere più tranquillo, forse un po’ come quando c’erano i monaci certosini.
Dato che negli ultimi anni precedenti alla vendita i proprietari non avevano effettuato alcuna manutenzione della masseria, ci fu subito bisogno di lavorare per riorganizzare e riassettare i terreni, la casa e le stalle. Agli inizi degli anni ’70 i miei genitori costruirono dei robusti argini in pietra e così si pose fine alle esondazioni, e contemporaneamente ristrutturarono completamente l’abitazione, e fu proprio durante questi lavori che emersero, dalle mura portanti della casa, delle belle pietre lavorate che erano state prelevate dalla Certosa ed utilizzate come semplici blocchetti da costruzione. Sono rarissime le pietre lavorate rimaste.
Tali pietre lavorate furono messe da parte e custodite; i miei genitori già allora pensavano di tutelare e salvaguardare ogni pezzo che facesse parte della Storia di Francavilla.
Mentre la maggior parte delle pietre lavorate in arenaria e calcare locale, sono state utilizzate come blocchetti da costruzione e si trovano abbondantemente diffuse nelle mura delle case di tutto il centro storico di Francavilla in Sinni.
Nei campi intorno alla Certosa affioravano invece in abbondanza cocci di ceramiche e vasellame riccamente colorato, spesso anche pezzetti di vetro colorato.
I ruderi della Certosa di San Nicola sono stati sottoposti a vincolo storico-monumentale con Decreto del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali in data 04. 12. 1990 con numero di inventario 144/B in riferimento alla legge 01.06.1939 numero 1089.
Poiché della Certosa sono andate perse le planimetrie originali, nel 1993 abbiamo autofinanziato ricerche e rilevamenti con un teodolite elettronico per ottenere le misure precise e ricostruire così una pianta della Certosa.
Il tutto lo abbiamo utilizzato in un progetto per il recupero e la valorizzazione storica-architettonica, presentato ai vari organi competenti in data 25.06.1994.